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5 novembre 2010 alle ore 14:27
IL RUOLO DEL MAESTRO SPIRITUALE articolo di Zoran
Gruičić e Milica Gruičić
IL RUOLO DEL MAESTRO
La Coscienza individuale Matura è quella che
ha portato a termine il processo di
individualizzazione (autorealizzazione,
autoconsapevolizzazione, autoriconoscimento…).
Visto in modo generale, la Coscienza
individuale Matura ha conosciuto Dio
(Assoluto, Essenza, Sé) come (unica) Realtà,
e tutto il resto come non-Realtà, vale a
dire come illusione.Le Coscienze individuali
Mature non si differenziano nella loro
essenza, ma è diverso il loro singolo
esprimersi come manifestazione nello spazio
e nel tempo. In ogni caso è sbagliato
paragonarle e definirle come “superiori” e
“inferiori”, “meno mature” o “più mature”, e
stabilire così una gerarchia. Così pure, non
è possibile qualsiasi definizione precisa
delle differenze nell’esprimersi e per
questo possiamo indicare soltanto agli
aspetti basilari del loro esprimersi:a)
Aspetti del Santo:- si attiene alle sue
scelte religiose, rispettando completamente
anche le altre;- si differenzia dagli altri
santi, perché le loro esperienze di vita e
religiose sono diverse;- si rivolge a Dio
con la richiesta;- ha la mente
consapevolizzata, il che sottintende anche
la consapevolezza della scelta religiosa;-
meta: consapevolizzare attraverso
l’esperienza religiosa personale diretta.b)
Aspetti del Maestro Perfetto:- non ha
credenze religiose;- ha la mente
consapevolizzata e compare sempre quando
l’allievo ha bisogno;- negli altri elimina
gli ostacoli per l’autoconoscenza (“disperde
le tenebre”);- nell’abbondanza delle
possibilità offerte della vita evidenzia
all’allievo quelle più in armonia con il suo
percorso inviduale;- meta: risvegliare il
maestro in ogni allievo.c) Aspetti del
Saggio:- ha la mente silenziata e la
costituisce soltanto quando entra in
comunicazione con gli altri;- l’insegnamento
del Saggio scaturisce dal suo silenzio, con
il quale risveglia;- è indifferente verso la
vita e la morte, la felicità e l’infelicità,
la gioia e la tristezza…;- è in armonia con
qualsiasi attività e ha rigettato il
desiderio riguardo ai frutti delle proprie
attività;- meta: non ha meta, il Saggio
semplicemente esiste.d) Aspetti dell’Avatar:-
costituisce la mente soltanto quando entra
in comunicazione con gli altri;- è
l’autorità per se stesso;- reagisce soltanto
a se stesso;- solitamente vive in silenzio,
e quando lo interrompe, con la sua attività
diretta – accelera lo sviluppo della
Coscienza dell’umanità;- meta: con la
propria esistenza risveglia l’umanità.Gli
aspetti dell’esprimersi del Santo, del
Maestro Perfetto, del Saggio e dell’Avatar
sono soltanto constatazioni riguardo
all’esprimersi dell’Uno nel tempo e nello
spazio. Dato che si tratta di manifestazioni
che aiutano nell’autoconoscenza, noi li
chiamiamo maestri. Per comprendere più
facilmente il loro ruolo, nel testo che
segue indicheremo:- le loro caratteristiche
basilari,- il ruolo nell’insegnamento
(trasmissione della Conoscenza),- i modi per
riconoscere il maestro, -il progetto
“persone eccezionali”.
1. CARATTERISTICHE PRINCIPALI DEL MAESTRO È
impossibile descrivere completamente le
caratteristiche del Maestro, perciò ne
elenchiamo soltanto alcune delle
innumerevoli, la cui comprensione può
aiutare a crearci più facilmente la sua
immagine, nella misura concepibile alla
mente:- il vero maestro è chi ha conosciuto
il proprio essere interiore - Dio (Realtà,
Assoluto, Essenza, Sé) e i principi
d’espressione;- i maestri autorealizzati
sono quelli che si sono liberati dal “falso
io”. Il maestro è “libero” da ciò che non è,
ma anche da ciò che è, perché in ciò che è
non c’è individualità, e non c’è chi è
libero;- lui non cerca conferme in altri –
lui stesso è la prova a se stesso;- il
maestro vede le cose come sono veramente –
libero da ogni paura “governa” la vita e la
morte;ha consapevolizzato lo stato di
beatitudine infinita (il c.d. stato del
nirvana) al quale è giunto trascendendo le
esperienze sensoriali. Lui non rinuncia a
niente, perché la rinuncia non è il vero non
attaccamento. Sa che il mondo è falso
(manifestazione) e discerne costantemente la
Realtà dalla non – Realtà, il che è il vero
non attaccamento;crea e diffonde
costantemente un’atmosfera di beatitudine,
il che può esprimersi come sensazione di
tranquillità e rilassamento quando si è
nelle sue vicinanze, o soltanto lo si
pensa;l’amore che esprime è identico verso
tutti, perché in ogni individuo riconosce lo
stesso – Dio in loro;vede tutti gli esseri
in se stesso e se stesso negli altri. Ha
conosciuto l’essenza divina in se stesso e
in ognuno, così come ha conosciuto, anche la
manifestazione specifica (singola) di ogni
uomo nel tempo e nello spazio;prova felicità
attraverso la felicità altrui e questo
significa che emana le vibrazioni
dell’amore, perché sa che l’unica cosa per
la quale merita sforzarsi (nel mondo
manifesto) è ciò che fa per gli altri;la sua
saggezza deriva dalla consapevolezza che Dio
è l’origine infinita e onnipresente della
sua esperienza;con il proprio esistere
esprime argomenti fondati sulla propria
esperienza. È consapevole che la
trasmissione della Conoscenza attraverso il
proprio esistere è un aspetto infinitamente
più importante rispetto alla trasmissione
della Conoscenza tramite la parola, il
movimento, le immagini e altri modi
simili; non ha doveri, semplicemente esiste
– lui è testimone della vita;ciò che il
maestro dice non è né nuovo né vecchio, ma è
senza tempo, riflette il “qui e
ora”;l’espressione della saggezza deriva
dalla grazia [1] che è costante e
universale;non è oberato dal passato, non è
nemmeno ostaggio del futuro, bensì esiste
“qui e ora” nell’eterno presente;non
analizza e non pianifica, perché sa che
questo è il prezzo della libertà. Non ha
l’illusione di controllare e di decifrare il
misterioso futuro che si raggiunge
pianificando e programmando (con la
mente);non crea né in se stesso né negli
altri l’illusione della speranza perché sa
che essa, riempita di Vibrazioni,
impossibilità la consapevolizzazione del
momento presente;esprime l’ “individualità
senza confini”, vale a dire l’essere uno con
Dio, ma con connotati individuali come
manifestazione specifica nello spazio e nel
tempo;vede l’essenza in tutti i processi
nell’ambito Energia – Vibrazione –
Coscienza, vale a dire l’azione nella quiete
e la quiete nell’azione (“attività
nell’inattività” e “inattività
nell’attività”);ha conosciuto l’inizio e la
fine della Creazione Infinita, della
Coscienza Infinita e dell’Esistenza
Infinita, ovvero ha conosciuto di esserne
l’origine;testimonia la formazione e la
scomparsa dell’universo (visibile e
invisibile) e così lo precede;non cade mai
nell’inattività, perché ha consapevolizzato
che sino a che è limitato dal corpo,
l’attività esiste necessariamente. E siccome
“tale attività ha insita l’imperfezione”,
non si può parlare di nessuna performance
come perfetta, perché in sé non esiste;è
libero dai condizionamenti del mondo
manifesto, perché discerne la Realtà
dall’illusione ed è consapevole che tutto
ciò che accade è soltanto nella mente. Però
è anche consapevole che l’illusione è lo
strumento per il riconoscersi della Realtà;è
libero dall’eterno flusso degli avvenimenti.
Per il maestro non vale la legge di
causa-effetto dalla quale deriva anche la
c.d. legge della reincarnazione;è libero dal
destino astrologico, poiché la mente
consapevole amministra i processi
psico-fisici in modo tale che le vibrazioni
del Maestro non sono soggette all’influsso
dei pianeti;è libero dal “destino
numerologico”, definito con le “leggi della
numerologia”, perché l’infinità della sua
Coscienza assorbe il finito del “processo
nel processo”, in modo che lo stato di Unità
trasforma - elimina di per sé gli influssi
vibratori riducendoli a quelli che non si
possono definire con la mente;la mente
tranquilla del maestro (la c.d. mente quieta
e utilizzata in modo consapevole) non
turbata dalle paure e dai desideri, libera
dalle idee e dal pensare, riflette
spontaneamente la Realtà;- lui utilizza la
memoria, ma la memoria non usa lui. Non è
governato dai concetti imparati, ma li
utilizza quando è necessario;le emozioni e i
pensieri del maestro sono nella forma
originaria di Vibrazione universale - Amore,
mentre nelle altre persone scorge
chiaramente le diverse emozioni e i diversi
pensieri, perciò riconosce l’universalità
dell’Amore in ognuno, ma anche la sua
diversa espressione nel tempo e nello spazio
come differenti emozioni e pensieri;sa cosa
vale la pena di conoscere e con il proprio
esistere lo trasmette agli altri: l’unica
Conoscenza è quella che non è individuale
(Conoscenza Assoluta), mentre tutto il resto
è ignoranza (conoscenza relativa);è
consapevole che il processo del riconoscersi
non può essere separato dalla natura umana –
dal Divino in lui, e che attraverso
l’impulso a riconoscersi si esprime la
spontaneità del Divino nell’uomo;ha la
completa Conoscenza della Realtà e che lui
stesso è Ciò, ma non insiste sullo splendore
del proprio Esistere e del proprio
esprimersi;agisce esclusivamente sul “piano”
della consapevolezza del proprio Esistere,
osservando come “testimone” la spontaneità
del mondo manifesto, il che ha di per sé
come conseguenza la spontaneità del
costituirsi delle Vibrazioni;nessun maestro
definirà se stesso come maestro, perché sa
che l’unico maestro è Dio (Realtà, Assoluto,
Essenza, Sé). 2
IL RUOLO DEL MAESTRO
L’impulso di realizzarsi esige dall’uomo la
ricerca di se stesso, soprattutto per
rispondere alla domanda su chi è lui stesso,
ma anche perché la maggioranza delle persone
è insoddisfatta e infelice di ciò che accade
nella vita. L’approccio razionale nella
ricerca della soluzione porta alcuni
risultati, anche tramite la realizzazione di
alcuni desideri e propositi. Però nuovi
desideri emergono sempre e con essi le paure
riguardo alla loro realizzazione.
Nell’impossibilità di realizzare i desideri
e di risolvere i problemi, molti si
rivolgono a Dio. Così la mente si purifica
spontaneamente e gradualmente sino a che
l’uomo non riconosce in sé il bisogno di una
conoscenza “più approfondita” di se stesso,
ovvero di Dio in se stesso. Se l’approccio
dell’allievo è sincero, Dio gli si manifesta
in forma di Maestro che compare e gli
insegna, avviando così processi di
purificazione, consapevolizzazione e
unificazione. In questo modo l’allievo
diventa capace di volgere la mente sempre
più verso l’interno…Il ruolo del Maestro può
essere osservato attraverso i seguenti tre
processi, reciprocamente collegati:orientare
la mente dell’allievo verso l’interno sino
al punto in cuila mente si tranquillizza e
si ritrae verso la propria Origine, e
infinela mente si trasforma e rimane quieta
e consapevole.2.1 L’orientamento della
menteL’orientamento della mente verso l’
“interno” può essere definito processo di
iniziazione, il che non rappresenta
null’altro che:l’avviamento del processo di
autoconoscenza, ela stimolazione del
processo di autoconoscenza.L’incontro tra il
Maestro e l’allievo non è casuale, ma non è
nemmeno intenzionale. Il processo si svolge
spontaneamente, nel senso di spontanea
espressione della Coscienza, il che è
incomprensibile alla mente.Se, in modo
condizionato, si osserva la posizione del
Maestro, si può affermare che:è
sostanzialmente senza desiderio, e
soprattutto non ha alcun desiderio di
insegnare qualcosa a qualcuno;non sceglie
chi incontrerà, come opererà e cosa farà; né
sceglierà qualcuno in particolare come suo
allievo;non decide nulla – semplicemente
esiste.Se si osserva dal punto di vista
degli allievi, si può affermare che la
maggioranza sperimenta e pensa di essere il
corpo e la mente e che il Maestro è il corpo
e la mente, che farà “qualcosa” (“qualche
trucco particolare”) per avviare in loro un
processo riconoscibile sul piano fisico e/o
mentale.Invece, nell’operare del Maestro,
per esempio quando fa qualcosa, sta seduto e
in silenzio, oppure parla, non c’è alcuna
intenzione, perché tutto ciò che fa o “non
fa” è espressione della sua natura. L’aiuto
che offre con il proprio esistere è lo
svolgersi naturale della sua natura.La
natura dell’esprimersi del Maestro è tale
che nell’allievo provoca in modo spontaneo
la c.d. Vibrazione spirituale, che inizia o
stimola i processi di “orientamento della
mente verso l’interno”, questo avviene nel
modo più facile tramite l’interrogarsi: Chi
sono io? Da dove provengo? Il processo
dell’azione si svolge “dentro”, nell’ambito
spirituale, e alla sua base
c’è:l’eliminazione di emozioni superflue e
di pensieri superflui, e la canalizzazione
della mente verso la graduale coordinazione
delle restanti emozioni e dei restanti
pensieri con il codice Genetico.Naturalmente,
nell’allievo possono avvenire anche alcuni
cambiamenti “esteriori” come: la sensazione
di pace e armonia, l’autoguarigione, ecc, ma
questo è meno importante.La provocazione
della c.d. Vibrazione spirituale porta a
processi importanti nell’allievo. Elenchiamo
soltanto alcuni dei più importanti in questa
fase: la frequente inclinazione degli
allievi a “riconoscere” nel Maestro
un’autorità personale e nel suo agire un
comportamento autorevole, che secondo loro,
è un’ espressione della responsabilità del
Maestro per se stesso, il suo pensare e il
suo comportamento, e particolarmente per le
parole pronunciate. Invece, il Maestro né
vuole né cerca di avere autorità e nemmeno
vuole imporla;scompare l’attaccamento
dell’allievo alla sensazione di essere
particolare perché ha incontrato il Maestro
e perché si occupa di spiritualità. Questo
attaccamento va dalla sensazione di “essere
alteri di sé” sino alla superbia come uno
dei peccati maggiori. Il disinteresse
dell’allievo e la sua noncuranza nei
rapporti con gli altri, ovvero il non
rispettare gli altri è la base di tale
attaccamento;scompare l’idea di possedere
della conoscenza, cioè che il Maestro possa
offrirgli alcune c.d. “conoscenze occulte”
particolari, oppure conoscenze che
riguardano soltanto l’allievo e che lui
terrà per sé, ecc.Volgendo la mente verso
l’interno si va alla ricerca e alla scoperta
della propria vera natura e in questo, con
il proprio esistere, il Maestro istruisce e
incoraggia spontaneamente l’allievo. Così si
intensifica lo sforzo dell’allievo nel
cercare se stesso, ma aumenta anche la sua
responsabilità verso se stesso.In ultima
analisi, si può dire cheil Maestro non fa
nulla – Lui esiste, mentre il processo è
svolto dall’allievo stesso.Il processo di
orientamento della mente verso l’interno è
il processo di purificazione.2.2 Il
quietarsi e ritrarsi della menteIl quietare
e ritrarre la mente comprende processi di
cui abbiamo parlato nel capitolo
precedente:l’osservazione del processo di
formazione, durata e scomparsa delle
emozioni e dei pensieri,la constatazione
della mente dei “vuoti” - dei periodi di
assenza di emozioni e di
pensieri,l’esperienza di “vuoto” e di
“silenzio”,la consapevolizzazione dei
processi di osservazione – testimonianza…a)
L’uso delle paroleIn questa fase il
tentativo dell’allievo di comprendere
completamente ciò che il Maestro dice è
vano. Basta che l’allievo ascolti e i
processi in lui si svolgeranno
automaticamente. All’allievo pare spesso che
alcune parole non siano sufficientemente
chiare e precise, perché basandosi sul
concetto dualistico della mente, tenta di
comprendere i processi che sono oltre la
mente, provocati da queste parole.L’allievo
deve semplicemente ascoltare le parole,
comprenderne il significato basilare, e
lasciarsi andare ai processi interiori
provocati da queste parole, e questo può
condurlo all’esperienza del “silenzio” e del
“vuoto”. È certo che questo mette in
evidenza la responsabilità dell’allievo
verso se stesso, nel senso che lui è
responsabile soltanto per ciò che può
cambiare in sé e questo è l’atteggiamento
verso se stesso.b) il silenzioNello stato di
silenzio, il Maestro è sempre consapevole
dei processi che si svolgono nella mente
dell’allievo. Perciò nel Maestro sorgono
spontaneamente parole che interrompono il
silenzio soltanto quando è indispensabile
spiegare qualcosa in questo modo, e poi lui
si immerge nuovamente nello stato di
silenzio.Il silenzio del Maestro è la
miglior forma di insegnamento, perché
permette di fare esperienza del “vuoto” e
del “silenzio” e di consapevolizzare il
processo di osservazione - testimonianza nel
modo migliore. Infine, il contenuto più
importante, il culmine dell’insegnamento
tramite il silenzio, è la conoscenza
dell’allievo che la Coscienza è l’origine di
tutta l’esperienza.Il quietare e ritrarre la
mente è il processo di consapevolizzazione. 2.3
La trasformazione della menteIl Maestro non
cerca di cambiare l’allievo, ma lo aiuta a
comprendere se stesso. Il processo inizia
quando l’allievo entra nella visuale del
Maestro che può essere:la visione diretta,
“fisica”,un processo conoscitivo, quando
l’esistere del Maestro emette spontaneamente
delle Vibrazioni che attraggono l’allievo.Con
il proprio esistere il Maestro rimuove gli
ostacoli per l’autorealizzazione, la quale
si svolge attraverso la trasformazione della
mente.La conoscenza del Maestro è universale
e quindi è sempre applicabile, e così aiuta
l’allievo a orientare la mente verso
l’origine, con l’eliminazione delle emozioni
superflue e dei pensieri superflui, sino a
che non rimangono che alcuni pensieri (per
esempio, - chi sono io?, - da dove provengo?
– io sono la Realtà e pensieri simili). Con
il passare del tempo i pensieri si riducono
a uno solo, e poi scompare anche questo.Attivata
da parte dell’allievo, la grazia infinita e
costante del Maestro rimuove anche gli
ultimi impedimenti, il più importante dei
quali è quello che non permette all’allievo
di comprendere che non c’è differenza tra
lui e il Maestro.Sino a che esiste la
dualità nell’allievo, lui reputerà di essere
differente dal Maestro e lo cercherà.La
natura del rapporto tra l’allievo e il
Maestro è parzialmente comprensibile alla
mente, ma in gran parte non si può conoscere
intellettualmente. Ciò è impossibile
soprattutto nei momenti dei c.d. “lampi di
illuminazione”, quando per un attimo la
mente dell’allievo è eliminata e lui entra
nello stato nel quale non c’è ricordo. La
mente ritorna spontaneamente, e perlomeno
per un breve periodo, sarà quieta e capace
di utilizzarsi in modo consapevole. La
presenza diretta (fisica) del Maestro, ma
anche la sola presenza mentale attivata
dall’allievo, aiuta a mantenere più a lungo
la mente quieta e usata in modo consapevole,
e questo è un indicatore evidente che c’è
stata una sua trasformazione.Molto raramente
la mente si trasforma, integralmente o in
gran parte, in un periodo breve. Il più
delle volte questo processo si attua in
periodi lunghi che è impossibile
quantificare. L’importante è che l’allievo
riconosca che si tratta di un processo di
spontanea emissione di emozioni e di
pensieri, che inizialmente non si svolge
durante l’intero lasso della giornata in cui
la mente è attiva. Con il passare del tempo
i processi della mente trasformata (quindi –
quieta e utilizzata consapevolmente) durante
la giornata prevalgono sempre più
frequentemente e lungamente, sino a
comprendere tutta la giornata, per poi
passare anche alla fase del sonno, dando
come risultato prima i c.d. sogni lucidi e
poi lo stato senza sogni.È importante dire
che, utilizzando diverse forme di
meditazione si può ottenere l’eliminazione
temporanea della mente, ma questo non
significa che la mente, una volta tornata
spontaneamente, sia anche trasformata,
perlomeno in minima misura. La mente quieta
e utilizzata in modo consapevole è il
criterio di valutazione per definire se
l’eliminazione della mente (attraverso la
purificazione e la consapevolizzazione) si è
compiuta nello stato del non ricordo, vale a
dire nell’unificazione con Dio e nella
scomparsa in Dio.Pertanto, la condizione per
la trasformazione della mente è il completo
lasciarsi andare e abbandonarsi a Dio,
ovvero la scomparsa dell’individualità in
Lui. Dopo di che la persona rinasce
nuovamente, ma con la mente trasformata. Il
ruolo del Maestro nella trasformazione della
mente è quasi insostituibile, perché con il
proprio esistere rimuove gli ostacoli.
Accade molto raramente che la trasformazione
della mente si realizzi senza il Maestro.Sino
a che ci sono esitazioni, mancanza di
chiarezza e domande, sino allora la
trasformazione della mente e lo stesso
insegnamento non sono conclusi, e l’aiuto
del Maestro è benvenuto.Il senso
dell’esistenza del Maestro non è nella
creazione di nuovi allievi, bensì di
Maestri. Tutti i processi elencati, e anche
i rapporti interpersonali del Maestro e
dell’allievo sono un’illusione e un gioco
che si svolge nella mente dell’allievo,
perché il Maestro è lo stesso che Dio
(Realtà, Assoluto, Essenza, Sé).“Sino a che
pensi di essere separato o di essere il
corpo, il maestro esteriore è indispensabile
e comparirà anche fisicamente. Quando
finisce l’identificazione errata con il
corpo, si scopre che il maestro non è altri
che il Sé.” [2]La trasformazione della mente
è il processo della sua integrazione che
risulta nell’essere consapevoli che la
propria individualità è un’illusione. 3
RICONOSCERE IL MAESTRO
Dio, che è onnipresente “con se stesso”, con
la propria esistenza si manifesta in base
alla consapevolezza (maturità) della mente
raggiunta di ogni uomo. Lo spontaneo
esprimersi dell’impulso di autorealizzazione,
avvia nell’allievo processi che lo portano a
cercare la Verità riguardo a se stesso e a
conoscere la propria essenza. Rivolgendosi a
Dio e/oppure a qualcun’altro o a
qualcos’altro, che non è in grado di
definire con la mente, nella maggior parte
dei casi la ricerca lo porta verso il
Maestro. Lui pensa che il Maestro sia
qualcuno che esiste con un determinato nome
e cognome in un definito tempo e spazio.
Così pensando crea e accetta il concetto sul
rapporto tra il Maestro e l’allievo,
intendendo se stesso e il Maestro come corpo
fisico e mente… Invece, l’esistere del
Maestro fa in modo che nell’allievo si
costituiscano le Vibrazioni che attraverso
la purificazione e la consapevolizzazione
della mente rendono possibile la rimozione
degli ostacoli per avviarsi sulla propria
via. L’esistere del Maestro somma di per sé
i risultati della ricerca dell’allievo e
lentamente canalizza i processi nella
direzione del trascendimento
dell’attaccamento al corpo fisico e alla
mente, progredendo verso la Verità.È
impossibile definire i criteri o gli
elementi, nel senso di indicazioni precise
per i ricercatori, per riconoscere il
Maestro, ma si possono indicare alcuni
elementi distintivi:Sino a che l’allievo
pensa di essere il corpo e la mente, e che
anche il Maestro sia lo stesso, deve cercare
il Maestro perché gli è necessario per
rimuovere gli ostacoli.Con l’aiuto della
preghiera, del lasciarsi andare e
dell’abbandonarsi, il proprio Maestro
(quello che è nell’allievo stesso) lo
porterà iinfallibilmente al Maestro
manifesto in un corpo fisico, che a sua
volta lo aiuterà a scoprire che non c’è
differenza tra il Maestro e l’allievo.La
mente dell’allievo è impaziente di trovare
il suo Maestro manifesto nel corpo fisico e
tale incontro accade raramente, proprio
perché l’impazienza blocca la ricerca. La
preghiera sincera, il lasciarsi andare e
l’abbandono, faranno sì che i processi si
svolgano spontaneamente e che l’incontro
avvenga.Il modo migliore per riconoscere il
Maestro è meditare intensamente, prima di
tutto rivolgendosi a Dio a proprio modo.Sino
allo stato di autorealizzazione è necessario
lo sforzo, e fino allora l’aiuto del Maestro
è benvenuto.La conoscenza della propria vera
natura precede la conoscenza della vera
natura del Maestro. Il Maestro non porta
all’autorealizzazione, ma con il suo
esistere lui semplicemente rimuove gli
ostacoli. L’essenza Divina dell’uomo è da
sempre realizzata, ma la mente non
consapevolizzata impedisce questa conoscenza.Si
afferma spesso che la grazia del Maestro è
la condizione per l’autorealizzazione, però
essa è oltre le emozioni, i pensieri e le
parole, semprepresente in noi stessi. Il
Maestro aiuta a scoprire ciò in se
stessi. Affinché la grazia possa esprimersi
è necessaria la pratica spirituale, perché
essa è costantemente presente, né attiva né
passiva – semplicemente esiste. L’allievo la
attiva rivolgendosi a Dio, e quando si
lascia andare e si abbandona a questo
processo la grazia emerge spontaneamente.Un
utilizzo esagerato della mente nella ricerca
non aiuterà molto, perché la mente
dell’allievo produce una proiezione su
quando incontrerà il Maestro e come deve
essere il Maestro, inoltre è superflua
perché i processi si svolgono di per sé.Infine,
il ricercatore sincero incontra il Maestro
vicino al quale:prova pace, quiete,
sicurezza… sa di essere “qui e ora”.Ma ciò
non basta, perché se non ha riconosciuto se
stesso nel Maestro e viceversa, cioè che
sono Uno, e che questo Uno non è null’altro
che Dio (Realtà, Assoluto, Essenza, Sé), la
ricerca sarà soltanto una “gita
spirituale”.“Sia i maestri che gli allievi
muoiono, qualsiasi cosa pensi di essere,
morirà.”[3]
4. “LE PERSONE ECCEZIONALI
”Negli ultimi anni le c.d. “persone
eccezionali” sono diventate oggetto di
attenzione da parte della scienza, prima di
tutto da parte della psicologia positiva.[4]
Naturalmente, questo non va confuso con il
concetto di Maestro, ma ci sono alcune
similitudini.Lo psicologo Paul Ekman è
giunto alla conclusione che tali persone
esistono in ogni cultura e tradizione
religiosa, e che il più delle volte sono
definite con la parola “pensatori”. Senza
considerare questo fatto, essi hanno quattro
caratteristiche in comune:Prima, “emanano
bontà”, che è una caratteristica evidente
che tutti gli altri notano. Questa bontà è
integrata nell’intera personalità, e si
riflette per tutto il tempo, perché esiste
il riscontro tra la loro vita privata e
pubblica.Seconda, “l’altruismo” che si
esprime in modo particolare nel fatto che
non sono interessati al loro status
materiale e sociale, e che sono
costantemente pronte ad aiutare gli altri.Terza,
che la gente ama stare in compagnia di tali
persone, principalmente perché è piacevole,
anche se non sanno spiegare la vera ragione
del perché è così.Quarta, che hanno
un’eccezionale capacità di attenzione e
concentrazione. Sono in grado di ascoltare e
parlare per ore, senza perdere la
concentrazione. Oltre a questo, con la
propria presenza aumentano spontaneamente
l’attenzione e la concentrazione dei
presenti.Il Dalai Lama ha commentato che le
caratteristiche esposte non sono
esclusivamente un’esperienza spirituale, ma
che possono servire come strumento nella
soluzione: “ … di uno spettro più ampio di
compiti cognitivi.” Ha comunque aggiunto che
“gli stati superiori di Coscienza” come la
bontà e la compassione creano agli altri
l’impressione che le “persone eccezionali”
siano affidabili e coraggiose.Ci sono
sicuramente determinate similitudini tra le
caratteristiche attribuite alle c.d.
“persone eccezionali” e alcune delle
caratteristiche che abbiamo elencato
descrivendo i Maestri.Strettamente correlate
con le “persone eccezionali”, ci sono anche
le c.d. esperienze transpersonali, dove le
esperienze religiose e mistiche sono senza
dubbio le più interessanti e stimolanti per
la scienza. Qui ne menzioniamo soltanto due
gruppi:l’esperienza massima (c.d. peak
performance) che secondo la scienza si forma
spontaneamente, provocata da niente (almeno
non intenzionalmente) dura un po’ e
scompare. Sottintende un’esperienza
personale transitoria nel corso della quale
la persona perde la sensazione dell’identità
diretta e sperimenta l’estasi, ovvero la
perdita dell’ego e il suo trascendimento.l’esperienza
high plato dove è presente la carica
cognitiva (nella precedente quella emotiva)
quando la persona vede un mondo che non è
ridotto soltanto a concreti processi di
vita, ma è notevolmente “superiore”, ed è
possibile il confronto con la morte, la
transitorietà della vita ecc.Per ora la
scienza spiega questi processi con un
cambiamento nella funzione del metabolismo
delle cellule neurali così che il somatico
precede lo psicologico, e poi lo psicologico
agisce sul somatico.[5]È sicuramente
interessante ricercare questi processi come
spontanei o eventualmente ricreati con
l’utilizzo di strumenti stimolativi, ma è
molto più interessante ricercare quelle
persone che con la loro consapevolezza
possono indurre intenzionalmente questi
processi.Nel periodo che segue, la
psicologia contemporanea e le scienze
sorelle continueranno sicuramente a studiare
le “persone eccezionali”, nella direzione
dell’analisi sia dei processi psicologici
sia di quelli fisiologici, con lo scopo di
una comprensione più chiara della propria
vita e del proprio comportamento.***Bisogna
infine concludere:che sino a che qualcuno
sperimenta e pensa di essere il corpo e la
mente, il maestro manifesto in una persona
concreta è benvenuto, e -che “Il Guru più
grande è il vostro sé interiore.” [6][1] La
grazia Divina non si può descrivere a
parole, ma le sue manifestazioni sono:
Conoscenza, Amore, Verità, Esistere Infinto,
Creare Infinito, Creazione Infinita,
essenza, perdono, dedizione, misericordia,
sacrificio, beatitudine, silenzio,
pace...[2] “Atma – Vičara – put
samoispitivanja” – po učenju Šri Ramane
Maharišija, “OM” Beograd, 2001, pag. 50.[3]
“A Visual Journey”, Nisargadatta Maharaj,
Inner Directions Publishing, Carsbad,
California, 2003, pag. 53.
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